Don Enrico Nardi, il fondatore
Note biografiche
Il 28 Luglio 1916 DON NARDI nasce, in provincia di Firenze, nel comune di Reggello in località La Marnia, nel complesso detto della Distilleria, nei pressi di Rignano sull’Arno, da Augusto Nardi e Gina Berti. Il babbo era stato richiamato al fronte, e la mamma da sola tirava avanti la giovanissima famiglia, dove Enrico era arrivato secondo dopo Lilia. A lui era stato dato il nome dello zio Enrico, morto in guerra poco più che ventenne.
Nel 1929 entra in Seminario a Fiesole.
31 maggio 1940: ordinato suddiacono a titolo di servizio della diocesi di Fiesole.
29 giugno 1941: ordinazione sacerdotale per le mani del vescovo di Fiesole monsignor Giovanni Giorgis.
Settembre 1941: cappellano curato della Collegiata di Figline Valdarno.
23 agosto 1942: parroco della chiesa parrocchiale pievana di San Martino a Lubaco
1° ottobre 1952: parroco della chiesa propositura di Incisa Valdarno. Qui resterà 17 anni, fino al 31 dicembre del 1969 quando lascerà il servizio di parroco per dedicarsi all’O.A.M.I.
4 gennaio 1959: costituisce la sezione UNITALSI di Fiesole, come sottosezione dell’UNITALSI di Firenze, e ne viene eletto Presidente e Assistente Spirituale, con Don Sergio Boffici Segretario.
Nell’estate 1959, in occasione di un Pellegrinaggio a Lourdes, a seguito dell’incontro alla Grotta con una madre anziana preoccupata del futuro del proprio figlio disabile grave e, successivamente, dell’incontro drammatico e determinante con la Pina Pagnini, malata e disperata, in procinto di gettarsi dal treno in corsa, nasce in Don Nardi l’idea di prendersi cura di chi è solo, malato, bisognoso di assistenza, non autosufficiente; ma vuole farlo in maniera, assolutamente innovativa per i tempi, particolarmente rispettosa della persona : pensa a “piccoli” nuclei residenziali di tipo familiare, con una o più figure di riferimento stabile, le case-famiglia, di cui conia il nome, allora non in uso.
30 dicembre 1960: dopo aver bussato a tante porte – si reca anche a Roma per farsi ricevere dalla madre di Kennedy -, il Conte Bargagli Petrucci mette a disposizione un terreno e il denaro per la costruzione della prima CASA FAMIGLIA a Piandiscò (AR)
23 settembre 1964 viene inaugurata CASA SERENA a Piandiscò, nel dicembre vengono accolte le prime ospiti
7 febbraio 1965, l’O.A.M.I. si costituisce con Atto pubblico in Associazione, di cui Don Nardi sarà Presidente fino alla morte
27 luglio 1968 l’O.A.M.I. con DPR n° 1098 ottiene il riconoscimento di Ente Morale
Il 31 dicembre del 1969 lascerà il servizio di parroco per dedicarsi all’O.A.M.I.
si trasferisce in un appartamento a Firenze, in vicinanze della Sede Centrale OAMI, con la mamma anziana, la sorella Lilia, vedova, e un fratello malato, Dino, di cui si occuperà tutta la vita.
Rimane incardinato nella diocesi di Fiesole senza congrua. Si mantiene con lo stipendio di insegnante di religione part-time presso la scuola media Donatello di Firenze e qualche offerta per le Messe.
Il 1° gennaio 1972 don Enrico è nominato titolare della IV cappellania della cattedrale di Fiesole, senza impegno di presenza, per attendere meglio alla direzione dell’O.A.M.I.
Il Cardinale Piovanelli dal quale va spesso per consiglio, lo stima, gli vuol bene, lo ascolta e lo conforta nelle sue vicissitudini e incomprensioni con l’Ordinario di Fiesole. Gli propone di incardinarlo nella diocesi di Firenze, ma pur nelle sofferenza e difficoltà economiche, Don Nardi rinuncia a tale offerta, ai benefici che gliene verrebbero per sé e forse per l’Opera, e sceglie di restare incardinato nella diocesi di Fiesole.
Il 15 dicembre del 1979 viene nominato canonico della cattedrale di Fiesole
Nel 1989 fino al 2001, desideroso di riprendere la sua missione di parroco, ottiene dal Cardinale di Firenze, S.E. Silvano Piovanelli, di svolgere servizio prima come supplente e poi come amministratore parrocchiale della chiesa di San Lorenzo a Vicchio di Rimaggio. La piccola Chiesa diventa, in quegli anni, luogo di ritiri per i gruppi O.A.M.I. e l’accoglienza della Comunità del luogo verso i ragazzi dell’O.A.M.I. fa sì che si realizzino momenti di vera fraternità di cui Don Nardi ha conservato sempre un felice ricordo. Ne nasce anche una conversione che viene dichiarata pubblicamente: Giuseppe, il vecchio contadino che cura i beni della chiesa, è conquistato da Don Nardi e dalla sua Opera, in particolare si commuove alla vista della dedizione di Giuditta verso i suoi piccoli gravissimi, che in un primo tempo aveva creduto suoi figli: vuole confessarsi da Don Nardi e torna a frequentare la Chiesa.
Nel 1994 O.A.M.I. ottiene iscrizione all’Albo Regionale volontariato della Regione Toscana, e nel 1997 diventa ONLUS di diritto
Nel 1998 la C.E.I. (Conferenza Episcopale Italiana) riconosce l’O.A.M.I. come Associazione Ecclesiale nella forma di Associazione privata di fedeli e diritto alla nomina di un Assistente Ecclesiastico Nazionale.
Dal 2001 in poi si dedica, a tempo pieno, all’O.A.M.I., come Presidente e come assistente spirituale dell’Associazione,
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Il 17 Ottobre 2009 nasce al Cielo.
Le parole di Don Nardi
“… In questi anni abbiamo lavorato con tenacia, pregato con fede, sofferto e amato tanto, abbiamo imparato dai grandi e dai piccoli, ci siamo messi più volte in discussione nella ricerca di soluzioni nuove senza mai pretendere di avere raggiunto la formula perfetta…”
Nell’OAMI ho imparato il valore della povertà, l’amore per i poveri e gli indifesi e a vivere in totale abbandono alla Divina Provvidenza. La Provvidenza ha sempre donato il necessario all’OAMI con un quarto d’ora di ritardo, affinché comprendessimo l’amore di Dio verso di noi, ma anche la verità della nostra impotenza senza di Lui. DON NARDI
Ringrazio Dio d’avermi dato la possibilità di privilegiare i poveri aiutandomi ad accoglierli, a considerarli come fratelli, a vedere in loro il volto sofferente di Cristo Gesù DON NARDI
Più di una volta, ho sentito il desiderio di avere un secondo nome che esprima il significato della mia vita, un nome come…GRAZIE! Avverto della mia vita di fare un continuo ringraziamento DON NARDI
Le case –famiglia OAMI sono aperte a chiunque si trovi in necessità senza distinzione di religione, di ispirazione politica, di razza, di ceto sociale DON NARDI
La risposta agli inquietanti interrogativi sul problema del dolore, dell’infermità, della malattia, non può che passare attraverso un’assunzione condivisa di queste situazioni perché nell’amore si colmino i vuoti affettivi, si rivaluti la dignità dell’essere umano e si faccia sentire ugualmente importante, preziosa e necessaria la vita del malato DON NARDI
Siamo un unico popolo di eguali: ogni essere umano va amato e servito dagli altri come un progetto irripetibile di Dio: nessuno è abbastanza umile, abbastanza piccolo o abbastanza handicappato da non avere diritto alla pienezza dell’amore. Un ‘unica famiglia, un unico corpo in cui, tuttavia, ciascuno ha una vocazione e un servizio da compiere
“Mi chiedo se in tutte le nostre case, in tutte le nostre famiglie ci educhiamo a questo immenso e prezioso valore della gratuità. Ai bambini cominciamo a dire se fai questo, ti do quest’altro e poi quasi tutta la vita diventa un mercato. Ad ogni azione corrisponde una ricompensa perché non siamo più capaci di offrire un dono e di valorizzare il grande significato del donarsi e del donare”
“Tutti siamo ricercatori di gioia e felicità: Ma quanti s’ingannano a proposito! Sentiamo dire più ci si diverte, più si è felici. Più uno può fare quello che gli piace, più è felice. Più uno ha soldi, più vale ed è contento. Non è vero! La gioia viene non tanto dallo star bene e sentirsi paghi, ma dal fare il bene. Si è felici donandosi.
“Il denaro è un mezzo, tra tanti altri per far sfavillare l’amore. È un validissimo strumento. Il Vangelo, che ci aiuta a capire la vita, ci parla di un supertest che non è il superfluo ma ciò che è super, che sta sopra la tavola, che serve a ciascuno per sopravvivere e che deve essere diviso con ciascuno degli altri.
Educhiamoci ed educhiamo ai gesti preziosi del volontariato che è un modo di essere, di vivere, di ragionare, di lavorare con amore, serietà, professionalità, dedizione. La gratuità del nostro tempo è un progetto, una proposta educativa valida per tutti. Gratuità e volontariato per riscoprire la vita come un dono e una vocazione alla felicità
Dall’Eucarestia siamo tutti coinvolti nel grande gesto dell’offrire: il Padre offre il Figlio; il Figlio si offre al Padre, per i fratelli. Siamo dunque costituiti un popolo di offerenti. Occorre imparare che in ogni ambiente offrirsi non è tanto donare o darsi, quanto servire. Servire cioè alla crescita dell’ambiente in cui ci si trova e delle singole persone che l’ambiente ci pone accanto